In quest’ultimo periodo sembra che le olive pugliesi non riescano a trovare pace. Dopo tutto il polverone, per dire il vero non ancora ben chiaro, sollevato dalla questione xylella, ecco che fa capolino un nuovo grave fatto legato alla produzione dell’olio pugliese.
Che il momento economico non sia favorevole praticamente per nessuno è un dato di fatto. Che negli ultimi tempi le società offshore che sfruttano il porto franco (dettagli su http://societaoffshore.org/carta-prepagata-anonima) siano triplicate (la Puglia è tra le prime regioni del sud) è un altro punto assodato, così come che le piccole e medie imprese siano sempre più fagocitate da una globalizzazione che avanza come una cancrena inesorabile. E tuttavia questo non da diritto ai soliti “furbetti” di perpetrare truffe a danno dei consumatori. O meglio va bene che ci si debba tutelare e si debba cercare di sopravvivere nel mare magnum di un’economia sempre troppo precaria, ma non a scapito degli altri che per andare avanti si indebitano, fino a cadere nelle situazioni di insolvenza e al recupero crediti .
Invece questo è proprio quello che hanno fatto alcuni imprenditori pugliesi che adesso dovranno rispondere ad accuse gravi e pesanti. L’oggetto di tali accuse è la produzione di alimenti nocivi e il loro commercio. Più nel dettaglio: durante il processo di lavorazione, le olive perdono il loro caratteristico colore verde che invece tende a virare su sfumature gialline. In questo modo risultano molto più evidenti i piccoli difetti o le macchie, cosa che dovrebbe dare al consumatore l’idea della bontà e genuinità de prodotto. In una società dove tutto deve sembrare lucido e perfetto, invece, le piccole ammaccature vengono viste sostanzialmente come un difetto e quindi il produttore è fortemente condizionato da questo.
Ecco che così, quelli meno avvezzi e inclini all’onestà, ricorrono a espedienti illegali, come quello scoperto in provincia di Bari e dove, appunto, 18 imprenditori hanno aggiunto alle olive sostanze additive chimiche non autorizzate. Si tratta di clorofilla ramata, colorante E141, vietato, e solfato di rame che come si sa è nocivo per l’uomo. Grazie a dei controlli a campione è stato possibile scoprire la grave truffa e far partire le denunce. Le olive, ovviamente, sono state sequestrate dagli agenti della Forestale e, plausibilmente, distrutte. Resta la sfiducia e l’amarezza verso chi, per il proprio tornaconto, non si pone problemi per la salute altrui.
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